Aggius
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Bortigiadas
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Calangianus
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Luras
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Luogosanto
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Nuchis
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Olbia
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Tempio
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Chiese campestri
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Olbia
La città di Olbia secondo la mitologia fu fondata dai greci
Tespiesi nel VI secolo a.C. col nome di Olbìa (la felice), venuti al seguito di Iolao,
fedele compagno e nipote di Eracle.
Fu certamente colonia fenicia e punica, fino al 259 a.C., quando – subito dopo la Battaglia di Milazzo –
la squadra romana di L. Cornelio Scipione, sconfisse i Cartaginesi, entrando trionfante nella città
appena conquistata, nella quale resisteva ancora un piccolo esercito comandato da un certo Annone.
Nel 238 a.C. divenne definitivamente romana sviluppandosi lungo il mare con poderose mura,
fino al 455 quando fu distrutta dai Vandali.
Dal VI secolo è documentata come diocesi di Phasana o Phausania, centro demico non ancora
identificato con certezza, che potrebbe essere quello proposto dal Panedda in località Pasána a
pochi chilometri verso Occidente rispetto all’attuale città.
Secondo alcune ipotesi la città fu rifondata dai Visconti nel XIII secolo col nome di Terranova
per farne la capitale del Giudicato di Gallura, anche se la sede vescovile e la corte giudicale –
secondo i pochi documenti rimasti – sarebbe stata attorno alla cattedrale dedicata al martire Simplicio,
protovescovo di Fausania, col nome di Cìvita, mentre dagli scavi recenti emergerebbe una continuità
storica tra la Olbìa romana e la Terranova medievale. Dopo l’occupazione del Giudicato da parte
della Repubblica di Pisa nel 1288, la città ebbe un ordinamento comunale di tipo italiano,
governata da un podestà e sede di un camerarius; come tale ebbe anche uno Statuto –
oggi perduto – da cui, secondo alcuni, sarebbero derivati i capitoli del porto di Terranova,
conservati all’Archivio di Stato di Cagliari.
Nel 1323 fu annessa al Regno di Sardegna, appena conquistato dagli aragonesi e dal 16 al
25 febbraio 1324 il suo porto accolse la flotta pisana in fuga da Castel di Castro (attuale Cagliari),
assediata dall’infante Alfonso. La città dopo qualche fermento di rivolta perse d’importanza e
fu data in feudo a Berengario Arnaldo de Anglesola, in cambio di un solo cavallo armato.
Il 18 giugno 1349 fu acquistata da Giovanni d’Arborea e assieme ad altre ville costituì il più
grande feudo della Gallura, in seguito passati alla moglie di questi Sibilla a causa del suo arresto
voluto dal fratello Mariano IV. Durante il lungo conflitto tra il re d’Aragona e quello di Arborea,
Terranova passò dall’uno all’altro più volte, anche se rimase quasi sempre arborense fino al 1420,
quando seguì il destino delle altre ville della Gallura superiore come Aggius, Bortigiadas, Calangianus,
Luras e Nuchis. La città decadde progressivamente fino a raggiungere un quasi totale spopolamento
attorno al XVI secolo.
La ripresa si ebbe a partire dal XVIII secolo con la costruzione
della nuova strada che la collegava alla “Carlo Felice” (la Cagliari-Porto Torres) sul solco di
quella romana, quindi nel 1881 con il completamento della ferrovia per Cagliari e Sassari.
Divenuta italiana, Terranova mutò il suo nome in Terranova Pausania il 21 luglio 1862.
Tuttavia il vero e proprio sviluppo si ebbe a partire dal 1920 con la riattivazione a pieno ritmo
del porto commerciale, tanto che quando cambiò nuovamente nome riprendendo quello greco di Olbia
nel 1939, la sua popolazione era più che raddoppiata.
Fu bombardata durante la II Guerra Mondiale, ma si riprese ben presto, soprattutto dopo la
costruzione dell’aeroporto di Venafiorita prima e del Costa Smeralda poi, quale centro principale
dei flussi turistici del nord-est dell’Isola.
Risorse collegate
67. Visita alla chiesa di San Paolo, 28.05.1752
118. Viaggio da Tempio a Terranova, 10.05.1763
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S. Paolo
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S. Simplicio
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S. Croce
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